Contrordine: il contante è “bello”

mercoledì 21 ottobre 2015 di Sergio Pellegrino


Qualche giorno fa abbiamo assistito alla presentazione della Legge di Stabilità 2016,
o meglio il Presidente del Consiglio ha proiettato una serie di slides, tra l’altro molto vivaci dal punto di vista cromatico, contenenti degli slogan contrassegnati dall’immancabile hashtag: in questo caso “#italiacolsegnopiù”. Non voglio cimentarmi su un’analisi sociologica del fenomeno, per comprendere se questo modo di procedere, da alcuni ritenuto molto simile ad una televendita, sia segno dell’evoluzione dei tempi o del loro imbarbarimento, ma qualche considerazione la voglio fare comunque. Chi lavora con me sa quanto io ami le slides sintetiche per esprimere i concetti, ma un conto è un corso di formazione, un altro la presentazione della principale legge di finanza pubblica. Credo, obiettivamente, che, sulla base di quanto abbiamo visto, al momento non sia possibile esprimere alcun giudizio sulla maggior parte dei provvedimenti annunciati: alcuni di essi sono sicuramente “desiderabili”, come ad esempio la soppressione delle tasse sulla prima casa, ma si pone, altrettanto evidentemente, un problema di copertura. Se infatti, come temono molti, ciò che non verrà versato come Tasi ed Imu verrà chiesto dagli enti locali in altra forma, suonerà beffardo lo slogan “un altro segno di fiducia per gli italiani” contenuto nella slide di presentazione del provvedimento. Una misura può però senz’altro essere giudicata, perché in questo caso non ci sono coperture da verificare o provvedimenti attuativi complessi da emanare: si tratta dell’innalzamento a 3.000 euro della soglia per l’utilizzo del contante. Si tratta della sesta modifica in pochissimi anni, a testimoniare di come la nostra politica sia schizofrenica e di come non faccia che disorientare l’opinione pubblica. Il premier ha motivato la scelta spiegando che misure di questo tipo non servono a contrastare l’evasione e che invece l’incremento del limite per l’uso del contante avrà un effetto benefico sul rilancio dei consumi. Due domande sorgono spontanee:
1. se così fosse, perché porre un limite, visto che altri Paesi dell’Unione Europea non ce l’hanno? 
2. cosa ne pensa l’Agenzia delle Entrate? 
Sul Gruppo Master Breve su LinkedIn abbiamo aperto una discussione su questo tema e devo dire che le opinioni sono risultate contrastanti. Alcuni apprezzano l’intervento, condividendo la valutazione del governo circa il fatto che “non è con il limite di 1.000 euro che si combatte l’evasione” e l’incremento della soglia “forse potrebbe avere un effetto psicologico sui consumi”. Altri ritengono invece la misura esclusivamente una mossa “propagandistica”, per avvicinarsi a quella parte di elettorato che aveva come riferimento Berlusconi (il quale, non a caso, ha commentato “Mi ha copiato, come a scuola”). Vi è invece chi ritiene il provvedimento inopportuno, perché il messaggio che viene dato all’opinione pubblica, più che di rilancio dei consumi, sembra essere quello di un allentamento nel contrasto al “nero”. 
La misura è stata invece molto apprezzata delle organizzazioni dei commercianti, che ritengono che il limite dei 1.000 euro abbia effettivamente contribuito a deprimere i consumi. Il diffusissimo utilizzo del contante nel nostro Paese, che non ha riscontro in alcun paese d’Europa, neanche in economie molto più grandi della nostra come quella tedesca, ci spiegano, sarebbe legato non alla circolazione del “nero”, ma al fatto che in Italia vi sono quasi 15 milioni di persone senza conto corrente bancario: questo principalmente perché i costi per la tenuta di un conto corrente da noi sono i più alti d’Europa. Il dato è davvero impressionante, ma ritengo curiosa l’equazione “conti correnti costosi = necessità di favorire l’utilizzo del contante”: credo che sarebbe più logico intervenire sul sistema bancario per ridurre questi costi, anche perché il contante non circola “gratis”. Personalmente quindi sono fortemente contrario alla scelta del Governo: non credo avrà alcun effetto sui consumi, dà un messaggio sbagliato, mantiene il Paese nell’arretratezza. Per fare un esempio di questi giorni, la Danimarca sta facendo il percorso inverso, adottando, nell’ambito di un pacchetto di misure per favorire il commercio e ridare impulso all’economia, una legge per togliere l’obbligo per alcuni punti vendita, come stazioni di rifornimento carburanti, ristoranti e negozi di abbigliamento, di accettare pagamenti in contanti. In realtà, non tutti nella cerchia di Renzi sembrano pensarla allo stesso modo. Il finanziere Davide Serra, come è noto molto vicino al premier, soltanto l’anno scorso alla Leopolda si era espresso a favore di una soppressione totale del contante, affermando che in Corea, dove la tracciabilità dei pagamenti è stata introdotta nel 1998, l’evasione fiscale è scesa dal 20% al 5%. Aveva poi aggiunto: “A noi il contante costa 2,3% all’anno per la gestione, quella digitale costerebbe l’1%. Quindi già come italiani risparmieremo tantissimo. In più abbiamo la tracciabilità e abbassiamo l’evasione”. Lo stesso ministro Franceschini, nel 2013 aveva avuto modo di affermare che “La soglia dei mille euro non si tocca perché è un punto efficace nella lotta al contrasto dell’evasione fiscale”. Magari però vedendo le slides hanno cambiato idea anche loro.

fonte: www.ecnews.it

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