Per l’assoggettamento a IRAP rilevano le consulenze esterne «costose»

Sabato 13 giugno 2015 

 Negli anni la Cassazione ha però sostenuto anche il principio inverso

Con la sentenza n. 12287 depositata ieri, 12 giugno 2015, la Suprema Corte si è nuovamente soffermata sul tema dell’assoggettamento ad IRAP dei professionisti. Questo, in attesa che i decreti attuativi della L. 23/2014 (delega per la riforma fiscale) delineino la nozione di autonoma organizzazione, ponendo così fine all’incertezza che continua a regnare sulla materia. Nello specifico, la controversia ha riguardato un perito edile che, nell’esercizio dell’attività, ha corrisposto elevati compeni a terzi direttamente afferenti l’attività professionale, oscillanti, negli anni oggetto di giudizio, tra 58.000 e 31.000 euro circa. Accogliendo il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, i giudici di legittimità ribadiscono che, nel valutare l’assoggettamento ad IRAP del professionista, rileva la sussistenza, o meno, di un’attività autonomamente organizzata. Nessuna importanza assume, invece, lo strumento giuridico tramite il quale la struttura è realizzata (dipendenti oppure società di servizi oppure associazione professionale).
Nel caso oggetto di giudizio, la Commissione tributaria regionale non ha esaminato esaustivamente la realtà fattuale, avendo omesso di valutare la significativa entità dei compensi erogati a terzi dal professionista. Infatti, sono state considerate esclusivamente l’assenza di dipendenti e collaboratori coordinati e continuativi e la scarsa entità dei beni strumentali. Per questo motivo, la pronuncia dei giudici di secondo grado viene cassata con rinvio ad altra sezione della medesima Commissione, affinché verifichi la sussistenza del presupposto impositivo IRAP alla luce dei citati principi. In passato, su Eutekne.info, abbiamo già avuto modo di soffermarci sulle altalenanti posizioni della Cassazione in merito all’impiego di personale ai fini della configurabilità del presupposto oggettivo IRAP. La sentenza in commento dimostra che analoga incertezza riguarda il tema delle prestazioni di servizi rese da terzi. Conforme alla sentenza che qui si commenta si segnala la pronuncia della Cassazione n. 22674/2014, con la quale è stato giudicato soggetto ad IRAP un dottore commercialista che, nell’esercizio dell’attività, si avvale, in modo non occasionale, di una società di servizi retribuita a percentuale, alla quale, nell’anno oggetto del contendere, erano stati erogati compensi per circa 80.000 euro. Nello specifico, il contribuente aveva affidato alla società la tenuta della contabilità dei suoi clienti, svolgendo in proprio consulenza fiscale e societaria. Per quanto è possibile evincere dal contenuto della pronuncia, sembra che il professionista non fosse socio della società di servizi. Solo chi è privo di organizzazione ricorre a consulenze esterne In senso contrario, si è invece espressa l’ordinanza n. 8914/2014, nella quale la Cassazione ha sostenuto che il ricorso a consulenti esterni non è sinonimo di autonoma organizzazione ma, se mai, vale il principio inverso: infatti, proprio chi non dispone di un’organizzazione articolata è costretto a ricorrere a consulenze esterne. Per tale motivo, il professionista (nel caso di specie, medico veterinario che erogava compensi a fronte di tali consulenze) era stato giudicato escluso da IRAP

 Fonte: di / Luca FORNERO - EUTEKNE.INFO - http://www.eutekne.info/Sezioni/Art_507892.aspx?utm_source=einewsletter&utm_medium=link&utm_content=Art_507892.aspx&utm_campaign=articolo

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