Sufficiente la rateazione per evitare la confisca

Martedì 19 luglio 2016
L’assunzione dell’impegno, con modalità ammesse dalla legislazione tributaria (accertamento con adesione, conciliazione giudiziale, transazione fiscale, attivazione di procedure di rateizzazione automatica o a domanda), è di per sé sufficiente a impedire la confisca sia diretta (in capo all’ente), sia per equivalente (in capo al legale rappresentante).
A fornire questo chiarimento è la stata la Cassazione penale con la sentenza n. 28225 del 07 luglio 2016. Ad un legale rappresentante di una società, tra le altre condanne, era stata ordinata la confisca dei beni nella sua disponibilità fino a concorrenza dell’imposta evasa al netto delle somme nel frattempo versate in attuazione di un piano di rateazione concordato con l’agenzia delle Entrate. Ha presentato ricorso in Cassazione lamentando, tra i diversi motivi, che la confisca era stata eseguita nei suoi confronti senza alcun preventivo riscontro sulle disponibilità della società. Secondo il collegio di legittimità, che ha condiviso la tesi del contribuente, ha precisato che nel caso in esame il giudice non aveva dato conto dell’impossibilità di procedere alla confisca diretta del profitto conseguito dalla società, prima di confiscare i beni del legale rappresentante e per tale ragione, la sentenza era viziata e doveva essere rinviata per una valutazione in tal senso. Ha chiarito, inoltre, che il Tribunale dovrà decidere anche tenendo presente la nuova norma. Infatti il Dlgs 158/2015 ha introdotto una disciplina specifica per la confisca in materia di reati tributari, prevedendo con l’articolo 12-bis, che nel caso di condanna o di applicazione della pena per uno dei delitti previsti dal Dlgs 74/2000, è sempre ordinata la confisca dei beni che ne costituiscono il profitto o il prezzo, salvo che appartengano a persona estranea al reato, ovvero, quando essa non sia possibile, la confisca di beni, di cui il reo ha la disponibilità, per un valore corrispondente a tale prezzo o profitto. La confisca, inoltre, non opera per la parte che il contribuente si impegna a versare all’erario anche in presenza di sequestro, mentre è sempre disposta in caso di mancato versamento. L’assunzione dell’impegno, con modalità ammesse dalla legislazione tributaria (accertamento con adesione, conciliazione giudiziale, transazione fiscale, attivazione di procedure di rateizzazione automatica o a domanda), è di per sé sufficiente a impedire la confisca sia diretta (in capo all’ente), sia per equivalente (in capo al legale rappresentante). Questa nuova pronuncia, diversamente dalla sentenza della Cassazione n. 5728/2016, che aveva rilevato che in presenza di un piano rateale di versamento la confisca fosse consentita per gli importi non ancora corrisposti, escludendo dalla misura sanzionatoria la sola parte versata, sembra escludere integralmente la confisca in presenza di un piano di rateazione, a prescindere cioè da quanto già corrisposto e quanto ancora pendente.

FONTE:ILTUOTRIBUTARISTA

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