di Massimo Chiofalo
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L’art. 26 del D.p.r 602/73 rubricato «Notificazione delle cartelle di pagamento» al suo primo
comma prescrive testualmente: “La cartella è notificata dagli ufficiali della riscossione o da
soggetti abilitati dal concessionario nelle forme previste dalla legge, ovvero previa eventuale
convenzione tra comune e concessionario, da messi comunali o, dagli agenti della polizia
municipale.
La notifica può essere eseguita anche mediante invio di lettera raccomandata con
avviso di ricevimento… omississ”. Lo stesso articolo, al co. 6, fa un espresso rimando, per
quanto non previsto nel decreto sulle riscossioni, all’art. 60 del D.p.r 600/73, il quale al suo
primo comma prescrive: “Le notificazioni degli avvisi e degli altri atti che per legge devono
essere notificati al contribuente è eseguita secondo le norme stabilite dagli art. 137 e seguenti
del c.p.c..
Facendo un esame esegetico delle norme richiamate, si ritiene, senza alcun dubbio, che
all’istituto della notifica degli atti tributari devono applicarsi le rigide prescrizioni del codice
di procedura civile.
Nello specifico, sorge qualche perplessità, sul fatto che il concessionario della riscossione
possa notificare le cartelle di pagamento, in maniera irrituale e direttamente con l’ausilio anche
del servizio postale, senza la presenza dei soggetti abilitati, in quanto com’è ben noto, le
cartelle di pagamento diventano atti di precetto in forza dei quali è possibile aggredire il
patrimonio del destinatario.
La spedizione per il tramite del servizio postale, rispetto all’attività di notifica ed alla funzione
di quest’ultima, presenta differenze sostanziali che chiaramente lasciano titubanti gli operatori
del settore sull’attuale posizione della giurisprudenza.
Preliminarmente, la notifica si differenza dalla spedizione in raccomandata, proprio per la
presenza tra il mittente (notificante) ed il destinatario, di un soggetto, che in ottemperanza ai
precetti del c.p.c., è individuato nell’ufficiale giudiziario, difatti l’art. 137 del c.p.c., titolato
appunto “notificazione”, sancisce che: “Le notificazioni quando non è disposto altrimenti, sono
eseguite dall’ufficiale giudiziario (soggetto qualificato n.d.r.)”.
L’esame letterale delle sopraccitate norme porta a ritenere che gli atti tributari sostanziali
vadano notificati e che l’attività di notifica venga svolta da soggetti qualificati, dotati di
specifici requisiti di legge.
Sorge, dunque, un’ulteriore considerazione: la relata di notifica che accompagna gli atti
tributari rappresenta un atto pubblico, avente fede privilegiata, ex art. 2700 del c.c., strumento,
attraverso il quale, viene certificata tutta l’attività che il soggetto incaricato deve porre in
essere, in rigoroso ossequio alla norma, con individuazione di luoghi, soggetti e persone idonee
a ricevere l’atto da notificare, compresa la conformità dell’atto notificato all’originale del
notificante.
Non può sicuramente redigere un atto pubblico qualunque incaricato al recapito. L’art. 148
c.p.c., infatti, prescrive: “L’ufficiale giudiziario certifica l’eseguita notificazione mediante
relazione da lui datata e sottoscritta, apposta in calce all’originale e alla copia dell’atto”. Solo
quest’ultimo, nella sua veste di pubblico ufficiale, può attestare fatti, circostanze e persone,
che hanno interessato l’attività di notifica.
Orbene, il legislatore nell’elaborazione dell’art. 137 del c.p.c., nell’inciso “le notificazioni,
quando non è disposto altrimenti, sono eseguite dall’ufficiale giudiziario …” ha avvertito la
necessità di disciplinare in maniera specifica le notificazioni tributarie, tant’è che nella
redazione del D.p.r. 602/73 e del D.p.r. 600/73 sono state previste due norme speciali in
materia di notificazione, i già citati art. 26 del D.p.r. 602/73 e l’art. 60 del D.p.r. 600/73.
Nessuna delle predette norme, interpretate letteralmente, lascia dubbi sul fatto che,
nell’attività di notificazione debba esserci sempre l’intervento dei soggetti abilitati ivi indicati,
riconosciuti negli ufficiali della riscossione, messi comunali, agenti di polizia municipale.
Anche per le notifiche effettuate per il tramite del servizio postale, attraverso la raccomandata
con avviso di ricevimento, la stessa norma specifica, sottolinea l’essenzialità della presenza di
soggetti qualificati e terzi nel procedimento di notifica.
Si ritiene, inoltre, che anche la notifica diretta degli uffici possa desumersi dalla lettura delle
norme, ove ne viene fatta specifica previsione; utile il richiamo all’art. 14 della L. 890/1982, il
quale stabilisce che “la notificazione……può eseguirsi a mezzo della posta dagli uffici
finanziari”; allo stesso modo l’art. 16 del D.Lgs., co. 3 del D.Lgs. 546/92, sancisce che “le
notificazioni possono essere fatte anche direttamente a mezzo del servizio postale mediante
spedizione dell’atto in plico senza busta raccomandato con avviso di ricevimento”.
La legge 890/92, che disciplina le notificazioni di atti a mezzo posta e di comunicazioni a
mezzo posta connesse alle notificazione di atti giudiziari, all’art. 14, così recita: “La
notificazione degli avvisi e degli altri atti che per legge devono essere notificati al contribuente
… omississ. Sono fatti salvi i disposti di cui all’art. 26, 45 e seguenti del D.p.r. 29 settembre
1973, n. 602 e 60 D.p.r. 600/73, nonché le altre modalità di notifica previste dalle norme
relative alle singole leggi d’imposta”.
Non si condivide la posizione di una parte della giurisprudenza recente, la quale ritiene che, è
ammessa la notifica diretta delle cartelle di pagamento, contrariamente ad una interpretazione
letterale della legge che non prevede tale facoltà.
Si auspica, pertanto, un intervento autorevole e risolutivo del giudice di legittimità, affinché
possa emergere una interpretazione autentica della questione al fine di ridare dignità giuridica
all’istituto della notifica, distinguendolo nella forma, nella sostanza e negli effetti dal mero
invio in raccomandazione postale.
Fonte: ecnews.it