Contributi non versati dai lavoratori autonomi e dai datori di lavoro si possono riscattare?

Lunedì 25 luglio 2016 

 Non tutto è perduto: l’Inps, infatti, in determinati casi consente il riscatto di questi contributi, in modo che possano essere utili a raggiungere i requisiti per la pensione e possano aumentare l’assegno.
Se hai lavorato in nero, o se il tuo datore non ha versato, in certi periodi, i contributi spettanti, puoi chiedergli di riscattarli o riscattarli tu stesso, domandando all’Inps la costituzione di una rendita vitalizia. Fai attenzione, però, perché dovrai dimostrare ai funzionari dell’Inps l’effettiva esistenza di un vero e proprio rapporto di lavoro (non viene considerato valido, ad esempio, un tirocinio, perché non c’è obbligo contributivo per questo tipo di rapporto). L’esistenza del rapporto di lavoro deve essere dimostrata “carte alla mano”: va bene qualunque documento utile, come il contratto di lavoro, il vecchio libretto o la busta paga. Non viene considerata altrettanto valida, invece, la prova testimoniale, a meno che non sia accompagnata da ulteriori elementi dai quali si possa presumere con sicurezza l’esistenza del rapporto. Il riscatto è generalmente ammesso anche per i contributi obbligatori non versati dal committente al collaboratore. Non puoi invece riscattare i contributi non versati se hai lavorato in proprio, in qualità, ad esempio, di titolare di una ditta individuale, quando la contribuzione non è stata versata per colpa tua. L’Inps, infatti, con una nota circolare, esclude dalla facoltà di riscatto i lavoratori autonomi che subiscono le conseguenze negative delle omissioni a loro stessi imputabili. Questo vuol dire che se durante il periodo lavorato dovevano, per legge, essere versati dei contributi, ma a suo tempo non è stato eseguito nessun versamento, non è ammesso alcun riscatto, a meno che il lavoratore in proprio non dimostri che il mancato pagamento non è a lui imputabile. È invece diverso il caso del coadiutore a cui il titolare non ha pagato i contributi: questo è infatti considerato incolpevole, in quanto il responsabile del versamento è considerato il titolare dell’impresa familiare. Chiedere il riscatto dei contributi, ad ogni modo, non è un’operazione da fare a cuor leggero, perché ha dei costi non indifferenti. La spesa è notevole se i periodi da riscattare rientrano in quelli che devono essere calcolati col metodo retributivo; sono più semplici i periodi che devono essere calcolati col metodo contributivo (in questo caso, l’onere è pari al 33% della retribuzione per ogni anno riscattato). Puoi fare domanda di riscatto: – tramite il sito dell’Inps o il contact center, se possiedi il codice Pin per l’accesso ai servizi online; – tramite patronato. Se l’onere calcolato dall’Inps è troppo alto, puoi rinunciare al riscatto senza particolari formalità: basta non pagare la prima rata entro la scadenza, secondo quanto risulta dai bollettini inviati dall’istituto.
FONTE:LALEGGEPERTUTTI

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